mercoledì 15 febbraio 2012

Lettera di un bambino egiziano

Finalista Concorso giornalistico "Angelo Maria Palmieri"


Anche questa mattina sta per andare via. Se ne andrà di nuovo ed io rimarrò senza il mio compagno di giochi, studierò il mio libro da solo, guarderò in silenzio il televisore. Sono mesi che va avanti questa storia. Spesso ogni mattina, appena mi alzo, lui è già andato via, il letto ancora disfatto, la sua parte di camera in completo disordine. Poster, fogli sparsi sul comodino, volantini appiccicati ai muri, sciarpe coloratissime. Non so se da grande vorrei essere come lui, forse non mi piacerebbe tutto questo baccano. Sono un tipo ordinato io. Non mi piace tutto questo chiasso per le strade, mi fa paura. Vorrei uscire a giocare, come quando facevo con lui appena qualche mese fa. E invece, ogni volta che torna il sole, lui è già lontano. Non so cosa fa quand’è fuori casa. Forse gioca anche lui con i suoi folli amici a guardie e ladri. Li rincorrono con i carri armati, loro si disperdono, qualcuno cade. È questo quello che mi racconta sempre mio padre quando vedo queste immagini alla televisione. È solo un gioco, mi ripete. Ma io vorrei smettere di giocare così. Vorrei andare a vedere il mare, per una volta, insieme a lui. Vorrei saltargli sulle spalle mentre passeggiamo per la città, vorrei finirla di guardare la tv da solo. Quando torna a casa, spesso è notte. Qualche volta la porta non s’è aperta per tutta la notte e ho sentito i miei genitori parlare sotto voce, mia madre piangeva. Ieri sera, come un miracolo è tornato prima, all’ora di cena. Mia madre ha preparato il piatto della domenica, per festeggiare. Aveva le lacrime agli occhi. A tavola tutti gli chiedevano cosa facesse tutto quel tempo fuori casa. Gli occhi gli brillavano. La notte è stata dura chiudere occhio. Quando stamattina stava per andarsene di nuovo mi sono fatto coraggio. Una volta per tutte. Ho smesso di far finta di dormire mentre lui si preparava e gli ho gridato:
«Perché mi lasci solo, perché non mi porti con te? Dove vai, fratello, tutte le mattine? Dove passi tutto quel tempo?» Lui mi ha guardato con un sorriso fiero sulle labbra, il volto sereno: «Vado a fare la rivoluzione – mi ha risposto – Vado a fare la rivoluzione».

Raffaele Nappi

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