martedì 21 febbraio 2012

Heand have no tears to flow - Le mani non versano lacrime


Il suono delle penna sul foglio. Quel graffio dolce cha bacia la carta, senza farle male. Il sudore delle mani sulla penna, strumento di vita e di morte, arma infallibile per secoli. La mente contro il bianco del foglio, un abisso da colmare e da vincere. I vecchi tempi sono passati come sempre, come tutti. Ma le sensazioni legate alla scrittura si sono trasformate, forse troppo velocemente. Oggi non siamo più noi a comandare; le righe determinano i nostri pensieri senza fantasia. Il nostro immaginario è stato rinchiuso e organizzato in un programma, che determina il flusso do pensiero e lo gestisce con severità. Secondo Elisabeth Eisentein la rivoluzione silenziosa della stampa, partita nel 1455 nella bottega di Magonza, ha modificato anche il modo di pensare delle nostre menti. La struttura lineare e simmetrica dei libri a stampa ha contribuito non poco ad una nuova organizzazione strutturale del pensiero umano, con nuovi codici e nuovi canoni. Lo stesso sta accedendo anche oggi, dopo l’enorme diffusione del computer come strumento vitale della quotidianità.

Chi scrive oggi colpisce la tastiera, con rabbia, forza, velocità; che scrive oggi batte i polpastrelli su un tasto, senza pensare ad altro. Che scrive oggi ha la possibilità di modificare sempre e comunque, di cancellare errori e orrori. Chi scrive oggi ha solo una partita da giocare: quella con lo schermo inquisitore che gli è di fronte.

Sul foglio di carta non resta che sognare. Disegnare lettere di grandezza non misurabile, divertirsi in giochi di linee senza regole, sgrammaticare volontariamente senza subire l’onta di una zigrinatura rossa che ha la presunzione di correggere tutto quello che capita. Chi scrive oggi sul foglio di carta è un anarchico, un sognatore, un conservatore, un perditempo, un amante perduto. “Lo scrittore di tastiera è un sergente , quello di carta è ancora uno scolaro.”*
*Erri De Luca.

PS: Confesso di aver scritto quest’articolo sulla tastiera, più per esigenze tecniche che per volere personale. Per un attimo, giuro, solo per un attimo mi è venuta voglia di sentire il rumore della penna sul foglio, scarabocchiando divinamente sopra la carta bianca. Non l’ho ancora fatto, ma la voglia mi rimane, eccome.

Raffaele Nappi


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