domenica 12 gennaio 2014

L'anno in cui inventarono in teletrasporto


Lo inventarono, ma non si sa come. Non si sa chi. Cominciò tutto dal laboratorio dell'uomo, che si ritrovò da un momento all'altro a Mumbay. Chissà perché proprio a Mumbai nessuno potrebbe dirlo. Forse perché - quella stessa notte - aveva sognato l'alba al Sassoon Dock, quando pescatori variopinti e donne dall'animo inquieto si incontrano per smerciare pesce fresco.

L'uomo, in ogni caso, lo inventò. E fu proprio tra barche, bombil e pesciolini essiccati al sole che si ritrovò. Così, in un attimo. Il punto, una volta essersene reso conto, era capire come c'era riuscito. Fatto quello, il resto era solo ricchezza. L'uomo, immerso nell'alba, decise di pensarci a partire dal giorno successivo. Doveva prima ritornare dal posto in cui era partito, nel laboratorio di lavoro.

Quando anche il suo collega, l'unico che aveva voluto assistere alla presentazione della novità, si ritrovò nelSantuario Dom Bosco, tra un'esplosione di colore azzurro e lampadari enormi che sovrastano il cielo di Brasilia, allora sì, l'emozione fu grande. Signore e signori, il teletrasporto era stato inventato.

In pochi ci credettero all'inizio: in tanti lo consideravano solo un'attrazione pubblicitaria per qualche nuovo centro di ricerca. Dopo due mesi, però, cambiò tutto. Dopo quattro ancora peggio. Si andava e si veniva, con regolerità. Dopo un anno non ci fu nulla da fare. Gente che viaggiva a destra, gente che partiva a sinistra. Niente più aerei, niente più treni. Niente viaggi lunghi e costosi. Niente partenze con addii alle stazioni, niente abbracci melanconici.

Il teletrasporto, insomma, aveva cambiato le vite. Di tutti. I ragazzi si amavano in un abbraccio, le distanze si annullarono. Solo in una remota zona del mondo, le cose furono diverse. Talmente diverse da provocare rivoluzioni.

Capitò, infatti, che il miliardo di cinesi si riversò in america. Gli indiani, poi, se ne andarono in Europa. I canadesi in Sudafrica, gli italiani in Germania, i giapponesi in Corea. Tutti andavano dappertutto.

E gli africani? Quelli, però, rimasero soli. Il loro legame con la terra era talmente forte che l'abbandono era considerato un tradimento. Se ne restarono lì, con i loro riti e le loro tribù, soli nel mondo. Ogni tanto, qualche americano veniva a trovarli: si rilassavano insieme, ballando davanti al fuoco. Ma non se ne andarono. No. E proprio per questo, duecento anni dopo, diventarono il continente più ricco del pianeta.

RN