domenica 20 gennaio 2013

"L'ho lasciato vincere"



E chi ti scorda. Estate, 13 luglio 2000. Milioni di italiani attaccati al televisore, a seguire le discese ardite e le risalite di un Pirata che sfidava il cowboy. Dopato.

Il Mont Ventoux, quel pomeriggio, era infuocato. Marco scattava ad ogni chilometro, e ad ogni chilometro qualcuno si staccava. Il cowboy, dopato, se ne stava nel gruppetto, appeso alla sua maglia gialla, sporca di baro. Poi, arriva anche lo scatto suo, del dopato. Affianca il Pirata, in una splendida maglia rosa, pulita, e gli scatta ancora, in faccia. Il Pirata resiste. Gimondi, alla telecronaca su Rai Tre, sembra scoraggiato. “Marco fa bene a lasciarlo andare, Armstrong è più forte, va bene così”. Ma il Pirata non ci sta. Resiste, scatta ancora. Riprende la ruota che ha di fronte alla sua. È ancora lì. Attaccato al cowboy. La vetta si avvicina; i due sono appaiati. Il cowboy fa uno di quegli scatti che ti mozzano le gambe; la telecamera si appiattisce e non riesce a trasmettere fino in fondo lo sforzo del Pirata. Sì, perché Marco resiste ancora una volta. E torna sotto. E taglia il traguardo davanti.
Ecco, se la vita ha un senso ce ne deve essere uno anche dopo, quando le cose sono già finite. Il Mont Ventoux, quel pomeriggio d’estate, ospitò una delle pagine più belle e tristi del ciclismo moderno: a sfidarsi un campione solitario, e un dopato superstar. 

Non è giusto, e non era giusto nemmeno allora. E se la forza delle parole riuscirà a raggiungerti, Marco, apri bene le orecchie: sì, perché è rimasto troppo impresso per essere scordato. Il traguardo tagliato senza alzare le mani verso il cielo, con Bulbarelli che commentava “un grande gesto di un grande campione”. Campione a chi, Marco? Al cowboy? Al dopato? Al più grande imbroglione della storia sportiva di tutti i tempi?! 

Forse non ha senso commentare oggi quella tappa, ma forse sì. E allora, quella vittoria, rimane scolpita ancora di più nei nostri ricordi. 

L’ho lasciato vincere” commentò il cowboy…, sì, Marco, ti ha lasciato vincere. Ci crediamo come lo scoglio che argina il mare. Continua a scendere a uovo, continua a scattare con le mani basse in salita, togliti la bandana e alza le braccia al cielo. Quella vittoria, quel 13 luglio 2000, è tutta tua. Campione.

Raffaele Nappi