lunedì 10 settembre 2012

Terraferma



PROVATECI.
Provateci , piano, con l’immaginazione. Non è impossibile. Ecco; un mare, lo sciabordio continuo. Ecco l’onda, ecco la luna, ecco il cielo nero e infinitamente perso. Non ci vuole molto.
Ora aggiungete un piccolo particolare. Niente di straordinario, per carità. Mettete un cadavere che balla sulla superficie, e lento affonda. Mettete un altro corpo già affondato. E un altro ancora. Ecco. Mettete anche i capelli, neri, che sembrano mucillagine. Un’altra morta.
La scena è quasi completa. Basta aggiungere una mano che si sbatte nelle onde, come impazzita. Già che ci siete metteteci anche un urlo, ancora più folle. Disperato.
C’è ancora un corpo vivo. Si sente. Anche se è tutto nero. Quella mano sbatte sulla superficie. Quell’urlo chiama aiuto.
Il braccio si tende, in uno sforzo sovraumano. Qualcuno è ancora vivo. Il pescatore si affaccia verso l’oscurità. Ci pensa. Poi, dopo un attimo, si gira. Accende il motore e torna a casa.
Conserverà nel silenzio della notte il suo rimpianto.
Ecco. L’esercizio è terminato. La verità è venuta a galla; non serve l’immaginazione.
La legge 189 del 2002, comunemente denominata “Bossi-Fini” all’articolo 35 istituisce “la Direzione Centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere con compiti di impulso e coordinamento delle attività di polizia di frontiera e di contrasto dell’immigrazione clandestina”. Allo stesso tempo, all’articolo 11, nel tentativo di punire i trafficanti, vieta a qualsiasi imbarcazione che non faccia parte della Direzione Centrale di aiutare i migranti, con pene elevatissime per chiunque violi la norma.
Quel braccio resterà teso.
Raffaele Nappi