domenica 26 febbraio 2012

Alicenelpaesedellemeraviglie

Sono seduto sulla mia anima con una bottiglia aggrappata alle mani. Qualcuno quando cammina e mi guarda prova un ghigno di pietà. L’alcol mi sale nelle vene, devo smetterla di bere. Giuro che è l’ultima volta. I passanti passano come il tempo, ma non sono soli. Ci sono i miei sputi ad accogliere le loro suole sudice di affettazione. Sono ubriaco, lo ammetto. Vorrei avere un foglio al mio fianco per entrare nel mondo delle parole. Ecco, ve lo presento come se foste i miei figli. Tutti i miei figli nella mia pancia più grande del mondo.
Il mondo delle parole è bianco. Non bianco bianco. Bianco come il latte. Quel bianco che quando lo vedi non ti fa male, anzi lo vorresti abbracciare. Lo senti che è un bianco denso, senti che quando schizza le gocce sono così grandi da farti male. Nel mondo delle parole non ci sono abitanti umani. Solo tecnici. Tante carte in stile Alicenelpaesedellemeraviglie creano un esercito in bianco e nero che potrebbe vincere qualsiasi guerra. Nel mondo delle parole le nuvole si abbassano fino in terra, creando corridoi soffici, altalene sul vuoto. Ma solo i puri di cuore possono scivolare sugli scivoli senza cadere giù. Nel mondo delle parole i tecnici, aiutati dagli animali, lavorano tutto il giorno, tutti i minuti, per mettere insieme ogni lettera. Ogni lettera è alta 10 metri e c’è bisogno di immense gru arancioni, con funi fortificate, per saldare il ferro tra le lettere. Il mondo delle parole è da sballo. Per il momento ho visto solo la lettera “O” e non vi so dire il perché. Scivolavo senza sosta nel suo solco, come una culla. Ma vi prometto che racconterò per bene tutto il resto della storia. Lo giuro.
Il foglio è finito. È quasi diventato tutto nero con l’inchiostro che si è messo a mangiucchiare tutte le parole che avevo cercato di scrivere così bene. Quello stupido inchiostro nero ha cercato di incendiarmi anche la mano. La vedo con orrore, è quasi ustionata. Me ne torno a letto. Ma vi devo confessare una tremenda verità: la bottiglia di alcol è ancora tutta piena, è lì che mi guarda, e io guardo lei sorridente. Vi ho preso in giro, lo so. Solo chi sarà arrivato alla fine di questa breve esperienza sensoriale avrà capito che la fantasia è un viaggio iperbooooolico!
Ve l’ho detto che non sono ubriaco: quattroperquattrodivisoquattro fa quattro!!! Ve l’avevo detto!!

Il Cappellaio Matto

Nessun commento:

Posta un commento