martedì 7 febbraio 2012

CASA QUIQUOQUA: I PROTAGONISTI



Ora vi racconto una storia che farete fatica a credere, perché parla di una convivenza di cinque ragazzi (cit: Favola dei Modà). Partendo dal presupposto che io sono uno dei cinque è inutile che vi parli di me, lascio agli altri l’arduo compito; preferisco invece dirvi come vedo casa Quiquoqua.

 Il primo ragazzo è quello più maturo,  che da più tempo abita in questa casa, tant’è che se ne definisce il responsabile; il suo nome è Casanova (già, si chiama proprio così), è alto, con la barba la maggior parte dei giorni, capelli neri lunghi e con una voce da vero uomo che porta tanta serenità e gioia in casa Quiquoqua. Penserete che sia il Signore data la descrizione, ma in realtà non lo è, anzi è l’esatto opposto: è il Diavolo visto che pecca molte volte di Lussuria ma, chi non lo fa al giorno d’oggi?! Lui lavora e visto il nome penserete che faccia il gigolò o l’escort e invece no, di escort ce ne sono stati a casa Quiquoqua, ma non rappresenta in questo momento la figura di Casanova. Lui fa un lavoro nobile e umile come tanti: il barman, o forse il gelataio, o forse il ricercatore di inquilini perduti o forse l’esattore delle tasse… Eh già, perché ora che ci penso ogni inizio del mese e alcune volte anche prima, una vocina stridula e dolce allo stesso tempo, come quella di un bambino impedito che chiede le caramelle al negoziante, e quindi come se fosse intimorito nel volermi chiedere una cosa banale semplice come: “è possibile avere i soldi dell’affitto?”. Domanda più che lecita la sua, se non fosse che la modalità della richiesta non rispecchia affatto il suo modo di parlare quotidiano, il che mi fa riflettere: ma questo ci fa o ci è? Secondo me, è ormai un caso perso della natura, tant’è che anche quando egli cerca di fare qualche viaggio, la natura stessa gli è avversa. Basti pensare a quando è rimasto bloccato sulle montagne tipo Heidi o quando la sua “fantifanchi” (la sua moto) lo ha abbandonato nel momento del bisogno, rompendosi e lasciandolo sulle Murge solo, al freddo e al gelo (quasi quasi penso che qualche particolare di Gesù ce l’abbia). Ma lui come più volte ribadito, è un uomo forte che grazie al peccato riesce sempre nelle sue imprese e a ristabilirsi: se vede una donzella in difficoltà le corre in aiuto, le porge la sua mano e anche un bastone dove appoggiarsi nelle notti più vivaci. Nonostante tutto però è impossibile non volergli bene! alcune volte, pensate, bisogna persino aiutarlo come un bambino nel parlare poiché, nel bel mezzo di un discorso, rimane in silenzio e solo una vocale gli esce dalla bocca, la “e”, seguita poi da un risatina da ebete e da un’ esclamazione: “dai, scherzo”.


In casa però, per fortuna o per sfortuna mia, ci sono due cuori e una capanna, coloro che si sbaciucchiano e tubano tutto il tempo e che danno dimostrazione del loro amore ventiquattro ore su ventiquattro, che non litigano mai, insomma una coppia di fidanzatini… Che carini, direte voi, certo!, affermo anche io, sono molto carini insieme, carini quanto un dito conficcato nel naso!  Sono rispettivamente il “Timorato di Dio” e “Riccio-Capriccio”. Quest’ultima è una ragazza affettuosa, cordiale tant’è che  non litiga mai con nessuno e assomiglia tanto alla bambola assassina, sapete perché?  Ma è logico! Per tutte quelle volte che strilla e che si inalbera sia con il povero, indifeso Timorato di Dio che, soprattutto, con Casanova. Ogni santissimo giorno il Timorato di Dio viene trattato come uno zerbino, no dai scherzo (giusto per citare qualcuno). Lei è una grandissima studiosa, lo si capisce non tanto dai libri presenti nella sua stanza ma dalla sua testa rotonda e piena di capelli ricci castani, della serie ogni riccio è un capriccio (da qui il nome). Una volta non le sta bene il sale nella pasta, un’altra volta come il Timorato di Dio si veste, poi come nella credenza vanno sistemate le cose, come la luce sia soffusa, come il tempo sia brutto, come gli uccelli non volino, come ci sia la fame e la miseria nel mondo, come sia disposto il suo asciugamano, insomma una esasperazione! Alcune volte le sfere potrebbero essere prese da terra tanto è logorroica e pesante però è simpatica, mi tratta come un bambino accarezzandomi la testa tipo cane da compagnia, ma se crede che io le dovrei leccare la mano in segno di riconoscimento si sbaglia di grosso.

 E poi c’è lui, il Timorato di Dio, colui che è la pace interiore ed esteriore ai massimi livelli che, se potesse farti un segno della croce invece di una semplice stretta di mano, te lo farebbe; colui al quale il freddo fa un baffo, che sopporta, diciamocelo, Riccio-Capriccio. La sua bontà è tanta, infinita come il mare ma, dico io, tutta questa bontà la va a prelevare dal bancomat ogni giorno? Eh no, perché ogni qual volta si parla, lui con quel suo sorrisino beffardo, con la sua t-shirt aderente che fa vedere il suo fisico scolpito, pieno di dossi e cunette e con delle circonvallazioni che partono da Benevento e finisco a Grottaminarda, sembra la serenità e la pace in persona. Il Figlio dei Fiori, da me soprannominato.

Infine, c’è l’ultima protagonista di casa Quiquoqua, colei che se potesse vivere come un Brontosauro o anche come una capretta che si ciba solo di erba, sarebbe la donna più felice del mondo, lei è Orione (il nome deriva dal fatto che lei è sempre alla ricerca di stelle da avere come sudditi).
E’ una ragazza acqua e sapone, sempre indaffarata ai fornelli, alcune volte apatica nella vita della casa dove preferisce non esporsi (questo è quello che dice Riccio-Capriccio, ma che io non condivido). Orione è l’ultima arrivata di casa Quiquoqua e la sua apatia forse è dovuta dalla tristezza del luogo dove riposa la notte. In quella stanza tempo a dietro si sono fatte le migliori acrobazie, che sono per lo più posizioni a 90°, a pecora per intederci… Ora che ci penso è proprio strano che la stanza sia stata affidata ad una ragazza che, come detto prima, è stata paragonata ad una capretta che si ciba di erba. Quindi io non mi meraviglio del suo comportamento asociale e della sua tristezza, che riesce a volte a compensare con la sua voglia di ricerca di stelle. Orione ne è ossessionata, le vede ovunque tant’è che alcune volte penso che veda proprio stalle invece di stelle.
Questo è solo parte di tutto ciò che io, Gatto, vedo in casa Quiquoqua. Auguro a tutti voi di riuscire a visitare questa “maison”, e sono sicuro che rimarrete sicuramente colpiti da tanta bellezza, da tante liti e da tanti personaggi.
Un saluto,


Nessun commento:

Posta un commento