lunedì 19 marzo 2012

Quasi Amici



L’orizzonte visto dall’alto, le spalle larghe, larghissime. L’esempio, la saggezza, il primo amico, il primo nemico, i primi consigli. Le donne, i guai nascosti e quelli fatti assieme, i giochi in cui avevi tutto da imparare e quelli in cui ora lo batti facilmente. I giochi in cui hai ancora tutto da imparare. I consigli rimasti in silenzio, ma sempre lì, pronti a parlarti. Le scottature che ancora bruciano e il ricordo di quelle che ti hanno bruciato l’anima, prima di scoprire che erano solo fiammiferi di carta. I sorrisi inespressi, gli abbracci non dati, la confidenza presa senza chiedere il permesso. Le bugie. I giri in bici per la prima volta, impennandogli in faccia. I passaggi in giro per il mondo. Le preoccupazioni, gli infarti quasi ogni sabato sera. I ritorni con la musica a palla e lui sul balcone, il suo viso nel giorno della tua laurea, la faccia seria che nasconde un uomo fin troppo umile. Le urla, la voglia di non pensare a niente e tanto meno a lui, il senso di responsabilità ancora troppo piccolo per figli come noi. Le soddisfazioni sbattute in faccia, le delusioni davanti ai suoi occhi tristi ma fieri. I sogni alimentati dal denaro e dalla speranza. Le ore passate in un letto di una casa a 300 chilometri da te, da solo, per fartela spassare, tu e la tua stramaledetta voglia di fare l’università.

Quando parto da zero e mi sollevo so che ogni cosa la devo alle palle quadre di mio padre e al suo sudore, ai sogni a cui rinuncia a malincuore.

Raffaele

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