martedì 6 marzo 2012

Lettera aperta a Beppe Severgnini


Caro Severgnini,
 ammetto di essere un tuo ammiratore da molti, molti mesi. Ti seguo da quando al liceo le tue parole mi sembravano una sfida ironica di fronte alle ingiustizie della vita. Confesso che ho letto buona parte dei tuoi libri, dei tuoi interventi sul Corriere, delle tue rubriche, dei tuoi editoriali in inglese. Confesso di essere preso da te e dalla tua scrittura in modo quasi maniacale.
Questa premessa però, come tutti gli elogi prima di una bocciatura, continua con considerazioni purtroppo negative. Non so se additare la colpa ai maledetti sistemi informatici o a te. Il fatto è che mi sento come il malinconico Signor Bartleboom, preso per tutta la vita a scrivere tristemente lettere per la sua amata che non consegnerà mai. Perché è così, caro Severgnini. Ti scrivo da mesi, da anni, da quando ero adolescente. Seguo il tuo blog, leggo la tua rubrica sul Corriere. Ma tu non mi hai mai risposto. Niente, nemmeno una citazione breve, un commento satirico, una risposta ironica e tremenda proprio come nel tuo stile. Niente. Ieri sera, non appagato dalle sconfitte subite in questi mesi e in questi anni, ho messo da parte il senso di ingiustizia e ti ho scritto nuovamente sulla rubrica ITALIANS. Era tardi e sono andato a letto in compagnia della speranza. Questa mattina riconosco di essermi svegliato con un’aspettativa che superava la norma: pensavo fosse la volta buona. Ma niente. Niente. Ho letto freneticamente tutti i tuoi interventi nella rubrica, tutte le lettere ricevute, e il mio nome non compariva. Giuro di aver provato una sacrosanta invidia leggendo i nomi dei mittenti; ora loro continueranno appagati le loro vite felici, sazi delle tue sorprendeti risposte.
Io, invece, continuerò a cercare il mio nome tra i mittenti, con la speranza che un giorno comparirà anche il mio. Vorrei mettere in chiaro che la mia non è assolutamente una voglia egocentrica di vedere il mio nome e cognome stampati sullo schermo nella tua rubrica. Lungi da me questo vizio. Ora ho solo bisogno di togliermi questo sfizio. E spero di riuscirci. A meno che tu, un giorno, non voglia trovarti un maniaco che durante la notte ti tormenta in cerca di una misera risposta.
Roma, 6 Marzo 2012
 Raffaele Nappi

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