venerdì 27 gennaio 2012

L'abisso della storia


C’ho provato. Vi giuro che c’ho provato. Quanti scrittori prima di me l’hanno fatto. Quanti di loro hanno raccontato la propria storia, quella dei parenti morti e derisi come agnelli sacrificali, quanti si sono addentrati nelle miniere dell’animo umano, fino a scavare nella radice, per capire. Non riesco a capire, non ce la faccio. Perdonatemi per questo mio limite. Ho provato a descrivere la storia di un ufficiale nazista, dall’interno, dal suo punto di vista. Credo sia umanamente impossibile. Non rientra nelle mie competenze. Non sono riuscito a entrare in quella mente, in quella concezione logica di razza e supremazia, in quella gerarchia senza storia. Perdonatemi, comprendetemi. Penso che nessuno riuscirà mai a spiegare quanto successo con esattezza, il linguaggio non si potrà mai avvicinare, nemmeno lontanamente, al pianto dei bambini deprivati delle loro madri, agli occhi denudati di dignità di milioni di persone. Penso che ricordare, oggi, metta ancora più rabbia di quanto c’è n’è in giro. Non riesco a ricordare senza bruciarmi. Voglio pensare che sia stato solo un abisso nero e infinito che ha colpito la mente della storia per qualche anno e basta. E basta. Il ricordo brucia troppo, preferisco guardare solo il fumo. E pensare che non sia delle ossa bruciate di cadaveri che un giorno erano uomini, vivi.

Nessun commento:

Posta un commento