domenica 15 gennaio 2012

La nave addormentata

La sera era piena di luci, un brillantio infuocato tra i singhiozzi sonnolenti del mare. Tutto il personale si preparava alla prima cena, con l’ansia di un ballo di gala, l’aspirazione di un gattopardo pronto alla dominazione del mondo. La musica cominciava a salire di tono, l’atmosfera era unicamente frizzantina come una canzone folk adornata di balli improvvisati. Le pietanze si nascondevano ancora nelle sale dei cuochi con tutti i loro profumi ad addentare l’aria in cerca di palati con cui fare l’amore. I bambini guardavano gli oblò immersi nei loro sogni; i grandi si godevano il sogno di una vita. La prima notte stava passando come un immaginario fantasticato da tempo immemore.
Il boato fu accolto da uno spaparanzio di palati degno di un rigore calciato alle stelle. E poi la paura, i ricordi cinematografici, le grida verso i bambini. Tutta la città viaggiatrice sul mare si affacciò alla finestra dell’oceano, benignamente preoccupata della notte improvvisa ma fiduciosa dell’invincibilità della nave padrona.
La situazione è peggiorata in pochi secondi. Le scialuppe hanno cominciato a danzare nel buio, penzolando sulle teste della borghesia colta; i salvagente sono diventati biscotti su cui i cani si accaniscono, mordendosi a vicenda can la carne penzolona dalle viscere, cruda.
Un bambino, al centro delle camminate spasmodiche nella città metropolitana galleggiante sul mondo, si tocca i capelli, girando il capo da un lato all’altro. Ha perso di vista i suoi genitori, le grida che pullulano nell’aria gelida della notte non chiamano il suo nome. Continua a girarsi come una gru, scrutando tutte le facce che scappano dal suo raggio d’azione per dirigersi verso una barchetta rossa vuota, ancora libera. È la solitudine a possederlo. Resta in silenzio, il bambino. Non sa che fare. A un tratto comincia a camminare. Muove i primi passi lenti, trasversali. Gli occhi sono chiusi. Raggiunge la barriera, il bambino. Guarda ancora il buio dei suoi occhi, le pupille che si muovono agitate sotto le palpebre. Tira il respiro e si tuffa. Nel vuoto schiumoso.

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