sabato 26 maggio 2012

Cine-Ma: Pulp Fiction


Pulp Fiction U.S.A. 1994, di QUENTIN TARANTINO, con JOHN TRAVOLTA, SAMUEL L. JACKSON,TIM ROTH, AMANDA PLUMMER, ERIC STOLTZ.

 Come primo film a colori proponiamo uno dei film più acclamati dal pubblico giovanile- e non solo- degli anni ’90. Pulp fiction è la seconda fatica del regista italo-americano, all’epoca (nel ’94) poco più che trentenne, che ha suscitato scalpore per le sue scene eccessivamente cruente e contraddittorie. Nonostante non si possa negare il virtuosismo tecnico e la particolarità della sceneggiatura, che non a caso è stata premiata con l’Oscar a Hollywood e la Palma d’oro a Cannes, un cinefilo saprebbe riconoscere senza particolari difficoltà le numerose e continue citazioni da cui Tarantino attinge: Jules Winnfield e Vincent Vega ad esempio rimandano a Frank Webster e David Catania, i due killer statunitensi de “La mala ordina” che hanno il compito di trovare il piccolo sfruttatore di prostitute Luca Canali; la scena paradossale dello stupro omosessuale del boss Marcellus Wallace è un estremizzazione della medesima in “Un tranquillo weekend di paura” di John Boorman; la frase rivolta da Bruce Willis a Zed fu originariamente utilizzata da John Wayne in “Un dollaro d’onore” di Howard Hawks, altro regista da cui prende vari spunti. Il mexican standoff finale è un omaggio a “Il buono,il brutto e il cattivo” di Sergio Leone.

La pellicola si divide in quattro episodi che, nonostante non seguano un ordine temporale logico, alla fine si intrecceranno tra loro e sfoceranno nel la situazione Bonnie; l’epilogo si riallaccia a sua volta alla scena iniziale del film, andando a chiudere un cerchio temporale volutamente illusorio. Tutti gli episodi che ci vengono presentati hanno in comune l’evento del paradosso che ha il potere di sovvertire la quotidianità: Jules che cita la Bibbia prima di freddare le vittime; i due killer che scampano ad una raffica di mitra a pochi mitra di distanza (intervento divino o pura coincidenza?); la siringa di adrenalina che Vincent, tremolante, è costretto a conficcare nel petto di Mia (moglie del boss) che va in overdose dopo aver sniffato eroina; il boss stesso che, dopo aver incontrato ed inseguito il pugile che lo aveva tradito, subisce una tortura sodomita da un poliziotto schizoide in un negozio di ferramenta nel quale era entrato per caso; l’hitman bianco Vincent che viene banalmente ucciso dalla sua stessa vittima a causa di un “bisogno” improvviso; infine ancora entrambi i killer costretti a ripulire la loro auto da sangue e frammenti di cervello per aver fatto casualmente saltare in aria la testa di un traditore del boss Wallace. In conclusione possiamo aggiungere che Pulp Fiction è sicuramente un cult: nonostante le continue citazioni e allusioni resta comunque un film a suo modo originale.

Marco e Domenico

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