L’orizzonte visto
dall’alto, le spalle larghe, larghissime. L’esempio, la saggezza, il primo
amico, il primo nemico, i primi consigli. Le donne, i guai nascosti e quelli
fatti assieme, i giochi in cui avevi tutto da imparare e quelli in cui ora lo
batti facilmente. I giochi in cui hai ancora tutto da imparare. I consigli
rimasti in silenzio, ma sempre lì, pronti a parlarti. Le scottature che ancora
bruciano e il ricordo di quelle che ti hanno bruciato l’anima, prima di scoprire
che erano solo fiammiferi di carta. I sorrisi inespressi, gli abbracci non
dati, la confidenza presa senza chiedere il permesso. Le bugie. I giri in bici per
la prima volta, impennandogli in faccia. I passaggi in giro per il mondo. Le preoccupazioni,
gli infarti quasi ogni sabato sera. I ritorni con la musica a palla e lui sul
balcone, il suo viso nel giorno della tua laurea, la faccia seria che nasconde
un uomo fin troppo umile. Le urla, la voglia di non pensare a niente e tanto
meno a lui, il senso di responsabilità ancora troppo piccolo per figli come
noi. Le soddisfazioni sbattute in faccia, le delusioni davanti ai suoi occhi
tristi ma fieri. I sogni alimentati dal denaro e dalla speranza. Le ore passate
in un letto di una casa a 300 chilometri da te, da solo, per fartela spassare,
tu e la tua stramaledetta voglia di fare l’università.
Quando parto da zero e mi sollevo
so che ogni cosa la devo alle palle quadre di mio padre e al suo sudore, ai
sogni a cui rinuncia a malincuore.
Raffaele
GRAZIE.TVB,Papà.
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