venerdì 30 marzo 2012

Torce umane: Anatomia di un gesto estremo



Niente di nuovo oggi?”
“No, un altro arrosto!”
“Maschio o femmina?”
“Bho… “

Si dice che il primo sia stato un monaco della pagoda Xa Loi, a Saigon, nel 1963. Si bruciò vivo in segno di protesta contro la polizia, rea di aver ucciso 8 bonzi buddisti durante una sommossa. Da allora il fuoco ha avvolto corpi di centinaia e centinaia di persone, ogni anno. L’ultimo, ieri, a Bologna, di fronte all’ex sede di Equitalia; non riusciva a tenere i conti in regola col Fisco.

Le ragioni di gesti così estremi sono le più svariate: la disperazione si accumula nelle anime fino a divampare. Una latta piena di benzina (occorrono almeno 10 litri), un accendino o un pacchetto di fiammiferi e tanta, tanta volontà. Basta poco per bruciare. Non è un gesto silenzioso. È il modo più lampante di mostrare al mondo l’angoscia, oramai regina del proprio corpo. È un segno di protesta. È, forse, l’unica occasione per riappacificarsi con se stessi. Le torce umane raggiungono il limite, lo oltrepassano, in nome di un’idea, di un sogno, di una caduta. Le torce umane diventano il record abbattuto di fronte all’umanità. Illuminano il mondo, senza invocare pietà, ma cercando giustizia.

Non è vero che la vittima rimane asfissiata e non sente dolore. Non esiste volontà al mondo che ti faccia rimanere fermo mentre bruci. Il corpo si dilata in frammenti liquidi, comincia a trasformarsi in un tronco annerito. La bocca si diverge in una smorfia permanente, gli occhi escono fuori dalle orbite. E poi arriva il ridicolo. L’estintore. La schiuma bianca che supera il confine del rispetto di fronte alla Morte per coprirla di grottesco.

Provo rispetto per un uomo che si bagna di benzina e poi accende un fiammifero e si dà fuoco, un uomo che si lascia bruciare senza un grido e senza un pentimento, un uomo che fa questo per motivi ideali e non per scontenti personali. Ecco: a mio parere quell’uomo è un eroe. E lo è quanto un vietcong, un soldato in trincea. Oriana Fallaci

Non c’è cosa peggiore per chi brucia di restare solo. I governi tendono a nasconderli, i giornali si guardano bene dal pubblicizzarli. E se per Oriana Fallaci gli scontenti personali non permettono di diventare eroi non c’è da preoccuparsi. L’angoscia, quando sale, brucia. Per tutti.

Raffaele Nappi


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