venerdì 9 marzo 2012

La battaglia quotidiana di F.T.


Esiste un posto dove si uniscono terrore e vergogna. Solo lì mi sento al sicuro. Quando tutte le luci si spengono, l’ombra diventa padrona, ecco spuntare dall’origine del proiettore un fascio bianco, poi giallo, dritto sul mio occhio. È l’occhio di tutto il mondo intorno che si fonde col mio. Paura. Forse. Il silenzio somiglia al pulviscolo impazzito, a quelle particelle ubriache di follia che in ogni modo cercano di alzare la voce, ma rimangono mute. Ecco, c’è il giusto silenzio ora. Aspetto quella frazione di secondo prima di parlare. La mia parte mi tormenta da mesi. Da mesi non faccio altro che ripeterla continuamente, ossessionato dalla sequenza di parole esatta. Ci sono. L’atmosfera è quella esatta. C’è la giusta attesa, il giusto silenzio, il giusto grado di attenzione. Parto.
Penso che iniziare sia una delle parole più difficili mai scritte, almeno per me. Mi ci è voluto un bel po’, mettiamola così, per esprimermi con sicurezza. Ma ogni sera, dopo lo spettacolo, ogni notte, dopo la registrazione della scena, io mi sentivo sicuro, potente, divino. La mia forse è solo una sporca sensazione umana di superiorità ma me la godo, pensando che domani ci sarà ancora una nuova battaglia prima di ricominciare a parlare.
Dedicato a F. T. e ad un amico che me l’ha fatto conoscere.
Raffaele Nappi

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