Correre. Correre. Correre. Non c’è niente di più bello da
fare. Correre in lungo e in largo in quello spazio di campo in cui ci si sente
padroni e servi allo stesso tempo. Predatori e gazzelle. Servi di un feudo da
conquistare e difendere dagli assalti dei nemici. Rincorrere gli avversari,
azzannarli, e poi scappare via, fuggire con il pallone tra i piedi cercando un
compagno di squadra, sognando, un giorno, un gol. Mettere le mani nei fianchi,
respirare a fatica, e poi subito ripartire, inseguire un altro pallone, un
altro avversario, un altro sogno. Ci sono giocatori che non si fermano mai, non
se lo possono permettere. Tu, Piermario, eri uno di loro. Ci sono uomini che
trasformano le tragedie in forza. Tu, Permario, eri uno di quelli. Ci sono
campioni che se ne vanno in un attimo maledetto ma che non smettono di correre.
E ancora, e ancora, e ancora. E allora quel campo verde inseguito per una vita
diventa un altro trampolino, un nuovo blocco di partenza, pronti per correre
ancora, pronti per aggrapparsi a un altro obiettivo. Questa volta per l’ultima
corsa.
Ci mancherai Piermario.
Raffaele Nappi
L'immagine di lui che cade e si rialza dopo un primo infarto è emblematica.Non c'è null'altro da dire...
RispondiEliminaPurtroppo è sempre troppo tardi per fermarsi....presto si dimenticheranno di lui...il Dio denaro vince sempre
RispondiEliminagianluca
Le polemiche sulla data per il recupero e i fischi a San Siro di qualcuno dopo l'annuncio del rinvio della partita dimostrano che il calcio non è più un gioco. Sono pochi quelli che ancora si divertono. Tutti gli altri, col calcio, ci guadagnano. Ormai è solo una questione economica. Soldi, soldi, soldi.
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