domenica 26 febbraio 2012

Il suonatore di sorrisi

È il pomeriggio soleggiato di una domenica come tante di un anno come tanti. I ristoranti sono affollati nelle strade. I televisori accesi nelle case davanti ai signori del calcio. I letti sono pieni di lavoratori che dormono in quel santo giorno che hanno a disposizione per riposare il loro corpo stressato.
La via è libera. In strada non c’è nessuno, a parte il sole e l’ombra che si fanno compagnia. Poi, a un certo punto, il mondo si rende conto che qualcosa c’è. Ora tutti sentono quella musica che fino a qualche attimo fa giuro non esisteva. I clienti dei ristoranti si guardano intorno per capire a chi dare i loro spiccioli. I televisori nelle case aumentano il volume. I lavoratori nei letti si svegliano assonnati, pensando ancora di sognare. La musica è un insieme di note che si aggrappano l’una all’altra in una catena di seta increspante nell’aria. Nessuno sembra accorgersene ma tutti cercano la sorgente del suono.
Mi affaccio alla finestra anch’io, dopo mille incertezze. Lo vedo, il suonatore, sorridente. Cammina per la strada vuota pensando di passeggiare sul velluto. Muove le braccia con maestria e fatica, suona la fisarmonica come se stesse danzando sott’acqua. Le note scorrono, insieme ai minuti. Quando la musica si interrompe il suonatore alza gli occhi. La sua fantasia allora si scatena. Immagina che dagli enormi palazzi piovano rotonde piastrelle dorate, accompagnate da fogli di carta rettangolari, di varie dimensioni. Ma il cielo rimane lì, fermo, a guardarlo. Il suonatore se ne va, trascinando la sua cassa con una carrozzella. Cammina lento, ora. Non ha avuto ricompensa. Il suo cuore forse non sa che al suono della musica un sorriso è apparso tra i clienti dei ristoranti, tra i signori del calcio ai televisori, nei sogni dei lavoratori stanchi. Il suonatore se ne va, ignaro. Anche io lo osservo, nascosto dietro il mio timido balcone. Il suonatore cammina, e sparisce all’angolo della strada.
 Chiudo la finestra, un po’ triste. Apro il mio quaderno e comincio a scrivere. Dopo pochi istanti torna la musica a farci compagnia. È ancora lui. Il suonatore ha ricominciato a distribuire sorrisi, senza perdere il suo.

Raffaele Nappi

1 commento:

  1. ...e poi se la gente sa, e la gente lo sa, che sai suonare, suonare ti tocca per tutta la vita e ti piace lasciarti ascoltare...

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