La prima volta che ho visto il
mare avevo due occhi di fronte a me. Ti ho pensato, ed eri lontanissima. La mente
immaginava mondi paralleli in cui tu saresti stata la regina del nuovo impero. Eri
lontanissima. Eri troppo diversa per essere mia. Eri un nube di gas troppo
etereo per essere chiuso in un cuore pulsante. Gli angeli nell’immaginario pensavano
ai tuoi pensieri come desideri celesti, tutti tremendamente migliori di ogni
possibile aspettativa. Ogni tuo gesto era accompagnato da un mio sorriso,
nascosto dentro di me. Potevi essere mia da sempre. Sempre. Sempre? Questa
parola mette terrore nel cuore di molti; cos’hanno da temere? Hanno forse
voglia di morire piuttosto che evitare il per sempre? E poi, quando muoiono,
non è per sempre? Io, il mio per sempre l’ho intravisto solo per qualche
sparuto attimo. Era lì, scintillante davanti agli occhi, provocato da qualche
bacchetta magica della mente. Una sequenza di immagini; poche, in realtà. Solo dei
lampi immaginari, frazioni di colori densi e sfumati allo stesso tempo, che si
combinavano davanti ai miei pensieri attoniti. Squarci di vita futura, troppo
brevi per essere ricordati da una mente razionale. Sono forse pazzo. Giuro di
esserlo. Richiudete la mia mente tra sbarre, ma che siano dorate. E mentre mi
porterete via griderò al mondo la Verità che mi ha condannato, quella che ha
fatto di me un povero mentecatto marino esule sulla terraferma. Griderò fino a
farmi bruciare la gola; urlerò di gioia e dolore. Le parole, poche,
rimbomberanno sul monte del mondo, per tornare indietro beffarde e sorridenti. Tutti
allora sapranno qual era la mia Verità. Tutti s’uccideranno dal rimorso, per
aver incarcerato un cuore sincero. Tutti si commuoveranno. O forse nessuno. Ma io,
intanto, avrò gridato al mondo che nel mio per sempre ci sei TU.
R.N.
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