Il suono delle penna sul foglio. Quel
graffio dolce cha bacia la carta, senza farle male. Il sudore delle mani sulla
penna, strumento di vita e di morte, arma infallibile per secoli. La mente
contro il bianco del foglio, un abisso da colmare e da vincere. I vecchi tempi
sono passati come sempre, come tutti. Ma le sensazioni legate alla scrittura si
sono trasformate, forse troppo velocemente. Oggi non siamo più noi a comandare;
le righe determinano i nostri pensieri senza fantasia. Il nostro immaginario è
stato rinchiuso e organizzato in un programma, che determina il flusso do
pensiero e lo gestisce con severità. Secondo Elisabeth Eisentein la rivoluzione
silenziosa della stampa, partita nel 1455 nella bottega di Magonza, ha
modificato anche il modo di pensare delle nostre menti. La struttura
lineare e simmetrica dei libri a stampa ha contribuito non poco ad una nuova
organizzazione strutturale del pensiero umano, con nuovi codici e nuovi canoni. Lo stesso sta accedendo anche oggi,
dopo l’enorme diffusione del computer come strumento vitale della quotidianità.
Chi scrive oggi colpisce la tastiera, con rabbia, forza, velocità; che
scrive oggi batte i polpastrelli su un tasto, senza pensare ad altro. Che scrive
oggi ha la possibilità di modificare sempre e comunque, di cancellare errori e
orrori. Chi scrive oggi ha solo una partita da giocare: quella con lo schermo
inquisitore che gli è di fronte.
Sul foglio di carta non resta che
sognare. Disegnare lettere di grandezza non misurabile, divertirsi in giochi di
linee senza regole, sgrammaticare volontariamente senza subire l’onta di una
zigrinatura rossa che ha la presunzione di correggere tutto quello che capita. Chi scrive oggi sul foglio di carta è un
anarchico, un sognatore, un conservatore, un perditempo, un amante perduto.
“Lo scrittore di tastiera è un sergente ,
quello di carta è ancora uno scolaro.”*
*Erri De Luca.
PS: Confesso di aver scritto quest’articolo sulla tastiera,
più per esigenze tecniche che per volere personale. Per un attimo, giuro, solo
per un attimo mi è venuta voglia di sentire il rumore della penna sul foglio,
scarabocchiando divinamente sopra la carta bianca. Non l’ho ancora fatto, ma la
voglia mi rimane, eccome.
Raffaele Nappi
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