venerdì 1 giugno 2012

La leggenda del giullare triste

Il re confuso compose una canzone.
Una canzone?
Sì, proprio una canzone!
E quando l’ha scritta?
Stanotte, dicono che non abbia mai smesso di lavorare.
E adesso, noi che fine faremo?
Facile; ci ha sfidato in un grande duello pubblico. Ci sarà una festa aperta a tutti. Verranno signori da ogni contea. E il re, si dice, canterà la sua canzone per la prima volta.
E noi?
Noi dovremo sfidarlo con le armi che abbiamo sempre avuto; sarà una battaglia a suon di parole. Ma solo il vincitore rimarrà in vita.
Solo il vincitore? Io non voglio partecipare! Sto bene così.
Troppo facile. Il re vuole proprio noi.
Non accetto. Mi rifiuto!
Se non partecipi ti ammazza adesso.
Porca puttana.
Porca puttana.

I due giullari avevano solo 3 giorni di tempo per prepararsi alla sfida del secolo. Nel castello arrivavano ad ogni ora signori e conti, in attesa del grande evento.

Perché non prepari niente?
E’ inutile. Tanto già so che verrò decapitato. Da qui a 3 giorni sarò solo un tronco freddo.
Con te è sempre la stessa storia.
Lasciami perdere.
Ti lascio perdere.

Era arrivato il giorno. Il sole si era nascosto da tempo. La serata era scossa da leggeri grappoli di vento, che a tratti disegnavano in capo ai partecipanti fili di figure fantastiche e irripetibili. Alcune anche buffe. I due giullari entrarono accolti da un applauso convinto. Erano in fila. Il secondo sembrava abbastanza contrariato.

Forza cammina. Seguimi.
Un attimo, un attimo.
Non fare cavolate. Giochiamoci le nostre carte.
Tanto è inutile.

I due si posizionarono al centro della scena. Si fece silenzio. I volti dei presenti si girarono tutti nella direzione opposta. Il re, lento, avanzava. I suoi vestiti erano bianchi e gialli, il portamento non ingannava. Si fece di nuovo silenzio.

Vai.
Tanto è inutile.
Ti ho detto vai.
Te l’ho detto, tanto è inutile.

I due giullari cominciarono a cantare. Nessuno dei presenti ebbe il coraggio di cambiare posizione. Poi fu la volta del re. Era la prima volta che un re si esibiva in pubblico. Non si era mai vista una cosa del genere. In altri tempi lo avrebbero deriso a morte. Ma nessuno osava farlo. Lui era il re.

Durante quella melodia i due giullari cominciarono a tremare.

È la fine. Te l’avevo detto.
Non disperare. Aspettiamo.

I due giullari furono condannati a morte. Fu il primo caso di commissione comprata nella storia.

Forza cammina.
A ora sei tu a spingere?
E’ andata così. È stato bello lo stesso.

 Il patibolo era già stato preparato dal pomeriggio. Quando il re fu dichiarato vincitore alcuni servi entrarono con la macchina di morte. Il cappio penzolava, affamato. I due giullari camminavano lenti lungo il percorso che li avrebbe portati al cielo. Avanzavano. Quello più indietro era più lento del solito. A un tratto si fermò.

Cammina!

Nessuno dei presenti osava esprimere una protesta. Il giullare più piccolo fu il primo a essere posizionato sulla pedana. Mise la testa nella posizione giusta. E cominciò a cantare. Cantò come mai nessuno aveva cantato prima. Cantò come uno spirito redente. Tutti i presenti rimasero commossi dal giullare. Ma nessuno poteva versare lacrime. Il re li avrebbe uccisi all’istante. E così i due giullari se ne andarono, in silenzio, ma con quella melodia sognata nella mente di ogni presente.

Da allora, tutte le notti, le mamme raccontano ai propri bambini la storia del giullare. E gli spalancano la porta dei sogni cantando la sua canzone. Eccola http://www.youtube.com/watch?v=MghrptkC--0

Raffaele Nappi

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