A guerra finita il silenzio torna a battere. I movimenti diventano lenti, come impossessati da un rallentatore inumano. Le lacrime che scendono dal cielo, a fine battaglia, sono leggere e cadono senza rabbia. Si appoggiando dolcemente al sangue sparso sul terreno, ai corpi straziati, a quelli che stanno per varcare le soglie dell’inferno. Cade, la pioggia. Cade ma non li bagna. Li accarezza. Il vento arriva ad accompagnare il loro cammino santo nel paradiso demoniaco dove Satana è pronto a baciarli tremendamente orgoglioso del loro sangue appena versato. Qualche anima è già partita, qualcuna no. Il generale resta solo, abbracciando il suo elmo distrutto. Non c’è più nemmeno il suo fedele scudiero alle sue spalle. Tutti si sono inginocchiati a terra, vincitori e vinti, sconfitti dalla maestà della guerra. Il generale, lui, agonizza. Respira a fiotti, il sangue che gli attraversa la gola voglioso di guardare la pioggia. È arrivata la fine, anche per lui. È arrivato l’angelo della morte, pronto a trasportarlo negli abissi eterni, più neri del nulla. Ma lui, il generale, vuole salutare con un’ultima vittoria questa terra che ha dominato fino alla sua battaglia definitiva. Volge il capo dall’altra parte, verso l’orizzonte nero. Sa che quello è il ricordo del mondo che si porterà per l’eternità. Soddisfatto imbraccia la sua spada, raccoglie tutta la sua energia ancora in vita per un solo gesto, unico e sontuoso. Alza il pugno, e piange.
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