martedì 24 gennaio 2012
La profetessa tradita
Ascoltatemi, ascoltatemi. Perché io dico solo la verità.
Mi sputò in bocca, fu questo ciò che fece. Nessuno ne parla mai, forse perché è un dettaglio inconsueto, strano, rude per il suono e per il gusto. Lui era un dio, ma adesso ne è rimasto il nome, solo quello, sbiadito in qualche libro malmesso. Nessuno più sa, nessuno ricorda come lui fosse veramente, o come fossi io. Ve lo racconterò, ma non mi crederete. Non angosciatevi per questo, non è colpa vostra. Lui era il sole di Oriente e Occidente, era il fulgore che galoppava nel cielo durante il giorno. Alcuni lo conobbero come Aplu, altri come Sol Invictus; io, troiana di nascita, da sempre lo chiamai Febo. Proprio quel dio si innamorò di me, e io a lui rimasi avvinghiata. Febo mi insegnò ogni cosa, mi benedisse gli occhi e nella mia mente cominciarono a fluire passato, presente e futuro. Divenni Cassandra la profetessa.
Ma fu quella la rovina che mi consumò da dentro: non mi concessi a lui, è vero. Dopo aver appreso il dono, vidi cose terribili accadere dalla mia unione con il dio, così rimasi casta. Lui si arrabbiò, gli dei allora erano umani capricciosi che giocavano con l'uomo come con dei burattini. Acquistai la capacità di vedere tutto, ma persi quella di poter salvare la mia famiglia, l'uomo che amavo, la mia stessa vita.
Nessuno mai mi ascoltò, vidi in silenzio mia madre morire quando lei ancora camminava beata nei giardini, guardai la mia città bruciare e assistetti a ciò ferma: l'immobile preda del mio destino. Fu il Destino che divenne la mia condanna: costretta ad essere una profetessa inascoltata in una patria che sapevo destinata a morire. Quando Aiace mi stuprò, ancora chiedevo l'aiuto della dea; quando mi portarono di forza sulle loro navi, giacevo inerme innalzando preghiere silenziose all'Olimpo. Il silenzio, solo il silenzio da quegli dèi presuntuosi e inarrivabili. Non una punta di compassione per il destino della sventurata Cassandra. Agamennone fu l'ultimo corpo straziato che vidi, il suo accanto al mio. Vidi Clitemnestra e il suo amante assalirci e piantare a entrambi il pugnale in petto ben prima di sentirlo affondare nella carne. Odiai il futuro e odiai il presente, ma, lo giuro, io sorrisi a quell'ultima visione.
Ventana
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