lunedì 23 gennaio 2012

Il Dio del Caos


Le lucciole danzano in silenzio sulle loro teste. Le posizioni sono già ricoperte nella loro perfetta disposizione di guerra. Le lance squartano il cielo nero, gonfio di rabbia. La pioggia cade a goccioloni densi come proiettili, carichi della collera degli dei. L’urlo di orrore dà il via al gioco macabro. Due corse continue e opposte si sfidano in una olimpiade di velocità che ha come vincitrice solo l’urto. È il rumore di cozzaglie a dominare il ventre della terra, lì, su quell’appezzamento contadino che pian piano si colora di rosso denso. Uomini contro altri uomini danno vita al fragore dell’universo, la manifestazione prima e pura della potenza umana. Le teste volano abbandonando i propri corpi, le braccia racchiudono nella loro forza vitale il germe dell’energia elementare. Il campo diventa un palcoscenico su cui i protagonisti sono i vivi che rimangono in piedi, ancora ansimanti. E mentre le urla si confondono nella musica dello scontro le anime dei guerrieri si elevano pochi metri sopra di loro. È un’ascesa divina che avvicina il cielo alla terra, abbassando l’orizzonte. Si erge, sul trono delle anime, il dio del caos. È felice, e guarda i suoi figli lottare tra loro, fin quando non arriverà la morte a racimolare tutti i resti della battaglia.

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