Il suono è basso, lento ma
ritmato; arriva da lontano. Il battito del tamburo ritma il ritorno alla vita. È
una musica dolce che accompagna l’uscita dal guscio, la luce novella e
mattutina. Svegliarsi col sole alle finestre, con la stanza irradiata da raggi
dorati che aprono il sorriso nella mente. È passato troppo tempo oramai speso
in questo guscio, la mia casa e la mia protezione. Ecco, la musica cresce,
cresce senza respiro, tuona sulle corde della mia anima, spinge la mente a
creare una lacrima, inconsapevolmente stupenda. Il tamburo, l’incontro dello
strumento col piano, il suono, sempre più forte, più cadenzato, più dolce. Si spacca
qualcosa; sono le crepe della mia anima. È la vita che entra nel suo raggio, è
il sole che si presenta mattutino, si affaccia sorridente come un elfo
domestico che hai scoperto esistere dall’inizio dei tempi. I violini non
accompagnano la scena, ci sono solo tamburi, ritmi, mani che baciano le pelli
scuoiate della natura. Ecco. È silenzio. Un momento impercettibilmente infinito
che non si lascia andare alla realtà del mondo. È fantasia, pura fantasia. Quell’attimo
di secondo rimarrà sempre nella mente di chi lo ha vissuto, di tutta la memoria
dei cittadini del mondo. Nascosto negli angoli più timidi delle anime,
provocheranno sorrisi soddisfatti, produrranno consapevolezza. Io esisto, e
vivo per sorridere. Il guscio infranto è solo il mio passato, e lo sarà sempre,
orgogliosamente mio. Ma d’ora in poi mi nutrirò di luce. Quella dorata che
addolcisce il risveglio, quella spumeggiante, quella elettrica nel cielo quasi
notturno. Quella che buca le nuvole, che gioiose si spalancano di fronte alla
regina. Quella che mi fa compagnia anche quando è buio, quando nel cielo ci
sono solo lacrime. Ecco, sono tornato in vita. La musica ora è dolcemente
animosa, spinge la mia mano in una danza inesprimibilmente sazia di armonia. E la
mano vola libera nel cielo dei miei occhi, davanti all’aura delle persone che
amo. La mia nuova patria è il coro del mondo. Benvenuto.
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