Fadi era solito
restare fermo nel suo angolino a pensare. Era introverso, preferiva ascoltare
piuttosto che gridare. Giocava poche volte con gli altri. Dhaki amava leggere i libri, specialmente quelli pieni di figure
tutte colorate, e si divertiva a ricopiarle nel suo quaderno tutto speciale. Anuar amava stare all’aperto, scappava
sempre in giro verso qualcosa o qualcuno, correva, correva, correva. Fin quando
non si arrestava all’improvviso, tutto stanco ma sorridente. Amir era il più piccolo dei suoi
fratelli. Tutti lo coccolavano, tranne il padre, che diceva sempre che troppo
amore, alla lunga, gli avrebbe fatto male. Ayman,
invece, seguiva alla lettera tutto quello che gli dicevano i suoi genitori;
aveva paura di essere rimproverato. Basim
gioiva come un matto quando si ritrovava con gli amici per giocare. E
sorrideva. Fares era orgoglioso e
fiero; si esercitava con la sua spada di carta e la guerra, lui, l’aveva vista
solo per gioco, nella sua piccola stanza. Hamzi
era forte, nonostante il suo corpo fosse così arzillo; si divertiva ad alzare
una sedia con tutt’e due le braccia per dimostrare al padre di cosa fosse
capace. Ihlam volava con il pensiero
prima di tutti; era così brava in classe da far spavento. Amira era bellissima. Nessuno aveva mai visto una bambina così
splendida da secoli.
Venerdì, con un gesto di violenza inaudita, l’esercito siriano
ha ucciso centinaia di persone ad Hula. In un attimo si sono spenti i sogni di
32 bambini. Ora giacciono avvolti in coperte bianche, macchiate di rosso. Da quando
hanno avuto inizio le violenze in Siria il bilancio totale dei morti è di
11.675, tra cui oltre 1.100 (millecento) bambini e 232 donne. Dietro ogni
numero c’è una storia. Dietro ogni storia c’è una paura. La paura di vivere l’inferno,
e la speranza di uscirne al più presto.
Dedicato a millecento
sogni infranti
Raffaele Nappi
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