Il re confuso compose una canzone.
Una canzone?
Sì, proprio una canzone!
E quando l’ha scritta?
Stanotte, dicono che non abbia mai smesso di lavorare.
E adesso, noi che fine faremo?
Facile; ci ha sfidato in un grande duello pubblico. Ci sarà una festa aperta a tutti. Verranno signori da ogni contea. E il re, si dice, canterà la sua canzone per la prima volta.
E noi?
Noi dovremo sfidarlo con le armi che abbiamo sempre avuto; sarà una battaglia a suon di parole. Ma solo il vincitore rimarrà in vita.
Solo il vincitore? Io non voglio partecipare! Sto bene così.
Troppo facile. Il re vuole proprio noi.
Non accetto. Mi rifiuto!
Se non partecipi ti ammazza adesso.
Porca puttana.
Porca puttana.
Una canzone?
Sì, proprio una canzone!
E quando l’ha scritta?
Stanotte, dicono che non abbia mai smesso di lavorare.
E adesso, noi che fine faremo?
Facile; ci ha sfidato in un grande duello pubblico. Ci sarà una festa aperta a tutti. Verranno signori da ogni contea. E il re, si dice, canterà la sua canzone per la prima volta.
E noi?
Noi dovremo sfidarlo con le armi che abbiamo sempre avuto; sarà una battaglia a suon di parole. Ma solo il vincitore rimarrà in vita.
Solo il vincitore? Io non voglio partecipare! Sto bene così.
Troppo facile. Il re vuole proprio noi.
Non accetto. Mi rifiuto!
Se non partecipi ti ammazza adesso.
Porca puttana.
Porca puttana.
I due giullari avevano solo 3 giorni di tempo per prepararsi
alla sfida del secolo. Nel castello arrivavano ad ogni ora signori e conti, in
attesa del grande evento.
Perché non prepari niente?
E’ inutile. Tanto già so che verrò decapitato. Da qui a 3 giorni sarò solo un tronco freddo.
Con te è sempre la stessa storia.
Lasciami perdere.
Ti lascio perdere.
E’ inutile. Tanto già so che verrò decapitato. Da qui a 3 giorni sarò solo un tronco freddo.
Con te è sempre la stessa storia.
Lasciami perdere.
Ti lascio perdere.
Era arrivato il giorno. Il sole si era nascosto da tempo. La
serata era scossa da leggeri grappoli di vento, che a tratti disegnavano in
capo ai partecipanti fili di figure fantastiche e irripetibili. Alcune anche
buffe. I due giullari entrarono accolti da un applauso convinto. Erano in fila.
Il secondo sembrava abbastanza contrariato.
Forza cammina. Seguimi.
Un attimo, un attimo.
Non fare cavolate. Giochiamoci le nostre carte.
Tanto è inutile.
Un attimo, un attimo.
Non fare cavolate. Giochiamoci le nostre carte.
Tanto è inutile.
I due si posizionarono al centro della scena. Si fece
silenzio. I volti dei presenti si girarono tutti nella direzione opposta. Il re,
lento, avanzava. I suoi vestiti erano bianchi e gialli, il portamento non
ingannava. Si fece di nuovo silenzio.
Vai.
Tanto è inutile.
Ti ho detto vai.
Te l’ho detto, tanto è inutile.
Tanto è inutile.
Ti ho detto vai.
Te l’ho detto, tanto è inutile.
I due giullari cominciarono a cantare. Nessuno dei presenti
ebbe il coraggio di cambiare posizione. Poi fu la volta del re. Era la prima
volta che un re si esibiva in pubblico. Non si era mai vista una cosa del genere.
In altri tempi lo avrebbero deriso a morte. Ma nessuno osava farlo. Lui era il
re.
Durante quella melodia i due giullari cominciarono a
tremare.
È la fine. Te l’avevo detto.
Non disperare. Aspettiamo.
Non disperare. Aspettiamo.
I due giullari furono condannati a morte. Fu il primo caso
di commissione comprata nella storia.
Forza cammina.
A ora sei tu a spingere?
E’ andata così. È stato bello lo stesso.
A ora sei tu a spingere?
E’ andata così. È stato bello lo stesso.
Il patibolo era già
stato preparato dal pomeriggio. Quando il re fu dichiarato vincitore alcuni
servi entrarono con la macchina di morte. Il cappio penzolava, affamato. I due
giullari camminavano lenti lungo il percorso che li avrebbe portati al cielo. Avanzavano.
Quello più indietro era più lento del solito. A un tratto si fermò.
Cammina!
Nessuno dei presenti osava esprimere una protesta. Il giullare
più piccolo fu il primo a essere posizionato sulla pedana. Mise la testa nella
posizione giusta. E cominciò a cantare. Cantò come mai nessuno aveva cantato
prima. Cantò come uno spirito redente. Tutti i presenti rimasero commossi dal
giullare. Ma nessuno poteva versare lacrime. Il re li avrebbe uccisi all’istante.
E così i due giullari se ne andarono, in silenzio, ma con quella melodia
sognata nella mente di ogni presente.
Da allora, tutte le notti, le mamme raccontano ai propri
bambini la storia del giullare. E gli spalancano la porta dei sogni cantando la
sua canzone. Eccola http://www.youtube.com/watch?v=MghrptkC--0
Raffaele Nappi
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