PROVATECI.
Provateci , piano, con l’immaginazione. Non è impossibile.
Ecco; un mare, lo sciabordio continuo. Ecco l’onda, ecco la luna, ecco il cielo
nero e infinitamente perso. Non ci vuole molto.
Ora aggiungete un piccolo particolare. Niente di
straordinario, per carità. Mettete un cadavere che balla sulla superficie, e
lento affonda. Mettete un altro corpo già affondato. E un altro ancora. Ecco.
Mettete anche i capelli, neri, che sembrano mucillagine. Un’altra morta.
La scena è quasi completa. Basta aggiungere una mano che si
sbatte nelle onde, come impazzita. Già che ci siete metteteci anche un urlo,
ancora più folle. Disperato.
C’è ancora un corpo vivo. Si sente. Anche se è tutto nero.
Quella mano sbatte sulla superficie. Quell’urlo chiama aiuto.
Il braccio si tende, in uno sforzo sovraumano. Qualcuno è
ancora vivo. Il pescatore si affaccia verso l’oscurità. Ci pensa. Poi, dopo un
attimo, si gira. Accende il motore e torna a casa.
Conserverà nel silenzio della notte il suo rimpianto.
Ecco. L’esercizio è terminato. La verità è venuta a galla;
non serve l’immaginazione.
La legge 189 del 2002,
comunemente denominata “Bossi-Fini”
all’articolo 35 istituisce “la
Direzione Centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere con
compiti di impulso e coordinamento delle attività di polizia di frontiera e di
contrasto dell’immigrazione clandestina”. Allo stesso tempo, all’articolo 11, nel tentativo di punire i
trafficanti, vieta a qualsiasi
imbarcazione che non faccia parte della Direzione Centrale di aiutare i
migranti, con pene elevatissime per chiunque violi la norma.
Quel braccio resterà
teso.
Raffaele Nappi
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