Eni, Tutto intorno a
te.
Lo slogan lampeggiava come una lucciola a Natale. Nella notte. La penna continuava a girare tra le dita, indomita. Poi, a istanti scelti, si fermava. Contemplava il silenzio. Ad ogni battuta d’arresto corrispondeva una riflessione. L’ufficio, di notte, era l’ideale per mettere su esami di coscienza settimanali e spunti geniali giornalieri. Quelle poche anime che vi ronzavano dentro non facevano altro che trascinarsi da una postazione all’altra, o, più precisamente, da una postazione a quella del caffè.
Lo slogan lampeggiava come una lucciola a Natale. Nella notte. La penna continuava a girare tra le dita, indomita. Poi, a istanti scelti, si fermava. Contemplava il silenzio. Ad ogni battuta d’arresto corrispondeva una riflessione. L’ufficio, di notte, era l’ideale per mettere su esami di coscienza settimanali e spunti geniali giornalieri. Quelle poche anime che vi ronzavano dentro non facevano altro che trascinarsi da una postazione all’altra, o, più precisamente, da una postazione a quella del caffè.
L’estate volgeva al termine, calda, torrida, insofferente. E
con la bella stagione si esaurivano le scorte promozionali. Si sa; la dea
pubblicità vuole che tutto, sempre, sia reclamabile. Ad ogni ora. Giorno e
notte.
Giorno e notte. Fu questa l’allucinazione. Fu in quella
precisa parola, notte, che la penna tornò a fermarsi. Questa volta per un bel
pezzo di tempo. E di silenzio.
Quando la Eni comunicò la sue nuove offerte post-estive i
telegiornali ebbero difficoltà a dare un taglio preciso alla notizia. Qualcuno
pensava di inserirla nella sezione “Costume e società”, optando per una scelta
leggera. Qualche altro direttore, invece, puntava sulla parte drammatica del
caso. Non c’era proprio nulla da scherzare con la “verde” che sfiorava, toccava
e superava i 3 euro a litro.
Chi ha avuto la pazienza di leggere fino ad ora potrà
beneficiare di una breve digressione sui costumi del tempo. È bene sapere, infatti,
che, in quel tempo, gli stili di vita erano cambiati profondamente, così come
la geografia delle città. Con i 3 euro a litro le macchine in circolazione
erano davvero poche, altro che vacche magre. Quando si avvicinava il rombo
soffocato di una marmitta, quasi tutti si giravano verso il fortunato. A volte
era il ricco di turno a prendersi la ribalta; quando passava con quel suo
macchinone rosso fiammante, oltre che scintillante, scioccante, suadente,
sfavillante, tutti rimanevano a bocca aperta, più per lo spreco di benzina che
per la serie di aggettivi sopra elencati. Le città, dicevamo. Con molte meno
auto in circolazione, o come volete, con molte più auto nei garage, i centri
storici divennero, forzosamente più che per decreto comunale, tutti a
disposizione dei pedoni. Finalmente, per una volta, le città italiane tornarono
a galleggiare nella storia, con le biciclette per le vie principali, con i
turisti a piedi al centro della strada, con folle silenziose di orientali che
si districavano come tentacoli lungo le caratteristiche viuzze. Non c’è male,
direbbe qualcuno.
L’idea, quella dell’inizio, della penna ferma, se ricordate,
era troppo fantastica per diventare realtà. Una pazzia. Quella notte,
nell’ufficio del Dipartimento Amministrativo dell’Eni, i neuroni girarono a
mille. Come mille pistoni.
Qualcuno, come dicevamo, non riuscì a mantenere la giusta
misura e la deontologia professionale andò a
farsi benedire, anche da parte di illustri rappresentanti degli organi
di informazione. Alcuni testimoni confermano di aver avvistato strilloni per le
strade. Il grande ritorno, potremmo dire. Ne valeva la pena, aggiungerebbe
qualche altro. Per una notizia così.
“Eni, tutto intorno a te, ha deciso di cambiare il mondo. Una nuova,
sconvolgente offerta è pronta per servirti e riverirti come non mai. Prendi la
tua macchina dal garage, rispolvera il vetro con amore, accarezza il cambio,
siediti comodo. E accendi pure il motore. Dopo 10 anni di torture petrolifere e
di aste al rialzo il prezzo della benzina tornerà ad una quota sconvolgente.
Solo da noi potrai ricevere uno sconto impressionante: PER TUTTE LE NOTTI, A
PARTIRE DAL MESE DI OTTOBRE, IN OGNI STAZIONE ENI POTRAI ACQUISTARE UN LITRO DI
BENZINA ALL’INCREDIBILE PREZZO DI 20 CENTESIMI AL LITRO. È un’occasione che non
potete perdere. Metti in moto la tua vecchia auto e corri da noi. L’offerta è
valida solo dalle 3 alle 4”.
In sostanza, andò così. Quella penna aveva scaturito un
pandemonio. Credetemi.
Le prime notti di ottobre la situazione era piuttosto
tranquilla. Certo, non tutti avevano creduto davvero all’offerta. 20 centesimi
per un litro di benzina erano cose dell’altro mondo. Mai visti prezzi del
genere. Verso le 3 e 15, nelle stazioni Eni, cominciavano ad arrivare curiosi,
perlopiù vecchietti in cerca di avventura memorabili, o giovani che
approfittavano del rientro dalla discoteca per fare il pieno con pochi
spiccioli. Quando la voce cominciò a spandersi, più che a macchia diremmo a
pozza d’olio, le prime code cominciarono a sorgere, anticipando di gran lunga l’alba
mattutina.
Passarono i giorni, e soprattutto le notti, e l’offerta
sembrava non finire mai. In effetti, nel body-copy non c’era nulla che
accennasse al termine delle condizioni. Le code, cominciarono a diventare
chilometriche. Diverse categorie di umani trascorrevano le loro serate in cerca
della benzina Eni. I tirchi, comunemente riconosciuti da un ghigno sofferente
sul lato del labbro e da un braccio inspiegabilmente più corto del normale, si
appollaiavano nelle vie che portavano alle stazioni di benzina già dal primo
pomeriggio, per paura di perdere quella straordinaria occasione. I vecchietti,
comunemente riconoscibili dal pelo canuto, o dall’assenza di pelo, e dal fare
un po’ arzillo e un po’ spinto, arrivavano nelle stazioni di servizio in piena
notte. La loro ricerca di emozioni forti li spingeva fino a quello; la Fiat
Cinquecento bianca risplendeva come nuova, altro che fiammante, con quella
bionda straniera sul sedile a fianco. I giovani ubriachi di ritorno dalle discoteche,
comunemente riconoscibili anche a vista d’occhio per i movimenti scoordinati e
aleatori, arrivavano sparati, superando tutte le code a velocità doppia sulla
corsia opposta.
I tirchi, quelli, cominciarono a sbraitare come scimmie;
avevano paura che i giovani, quelli ubriachi, raggiungessero la stazione di
servizio prima di loro. I vecchietti, imbacuccati sul sedile posteriore con le
bionde sfavillanti, rimboccarono subito la dentiera e si misero al loro
seguito, pensando fosse una gara improvvisata, e per giunta pirata. I benzinai,
operatori di una multinazionale che si era diffusa a pozza d’olio, come
dicevamo, sul resto del pianeta, si videro correre incontro una mandria di
automobili senza controllo e senza freni, nemmeno inibitori. L’incidente fu
inevitabile. La tragedia pure. Morti e morti si aggiunsero ai danni provocati
dall’esplosione violentissima dei giacimenti di liquido infiammabile nei
sotterranei della stazione di servizio.
L’offerta, dopo qualche giorno terminò. La compagnia
petrolifera, con un preciso dossier pubblicato dai giornali di sinistra, fu
accusata di manipolazione degli stili di vita. I medici intervistati
confermavano le anomalie riscontrate nei pazienti che usualmente andavano a
rifornire le loro auto tra le 3 e le 4 del mattino. Instabilità mentale, irrequietezza,
mancanza di controllo, ipertrofia, tensione muscolare, tensione nervosa
costante, pressione corporea al di là dei livelli di guardia.
Il mondo, dopo un lungo e difficile periodo di nostalgia
“verde”, tornò alla realtà. Niente macchine, niente mezzi pubblici, niente
corse di Formula 1, moto, motocross, motocicli, apecarri. Niente di niente. Una
sola, irrimediabile certezza: che quella sostanza oleosa, puzzolente,
nauseabonda, aveva conquistato la razza umana in maniera decisiva. O forse loro
manco lo sapevano.
Raffaele Nappi
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