E chi ti scorda. Estate, 13 luglio 2000. Milioni di italiani
attaccati al televisore, a seguire le discese ardite e le risalite di un Pirata
che sfidava il cowboy. Dopato.
Il Mont Ventoux, quel pomeriggio, era infuocato. Marco scattava
ad ogni chilometro, e ad ogni chilometro qualcuno si staccava. Il cowboy,
dopato, se ne stava nel gruppetto, appeso alla sua maglia gialla, sporca di
baro. Poi, arriva anche lo scatto suo, del dopato. Affianca il Pirata, in una
splendida maglia rosa, pulita, e gli scatta ancora, in faccia. Il Pirata
resiste. Gimondi, alla telecronaca su Rai Tre, sembra scoraggiato. “Marco fa
bene a lasciarlo andare, Armstrong è più forte, va bene così”. Ma il Pirata non
ci sta. Resiste, scatta ancora. Riprende la ruota che ha di fronte alla sua. È ancora
lì. Attaccato al cowboy. La vetta si avvicina; i due sono appaiati. Il cowboy
fa uno di quegli scatti che ti mozzano le gambe; la telecamera si appiattisce e
non riesce a trasmettere fino in fondo lo sforzo del Pirata. Sì, perché Marco
resiste ancora una volta. E torna sotto. E taglia il traguardo davanti.
Ecco, se la vita ha un senso ce ne deve essere uno anche
dopo, quando le cose sono già finite. Il Mont Ventoux, quel pomeriggio d’estate,
ospitò una delle pagine più belle e tristi del ciclismo moderno: a sfidarsi un
campione solitario, e un dopato superstar.
Non è giusto, e non era giusto nemmeno allora. E se la forza
delle parole riuscirà a raggiungerti, Marco, apri bene le orecchie: sì, perché è
rimasto troppo impresso per essere scordato. Il traguardo tagliato senza alzare
le mani verso il cielo, con Bulbarelli che commentava “un grande gesto di un
grande campione”. Campione a chi, Marco? Al cowboy? Al dopato? Al più grande
imbroglione della storia sportiva di tutti i tempi?!
Forse non ha senso commentare oggi quella tappa, ma forse
sì. E allora, quella vittoria, rimane scolpita ancora di più nei nostri
ricordi.
“L’ho lasciato vincere” commentò il cowboy…, sì, Marco, ti
ha lasciato vincere. Ci crediamo come lo scoglio che argina il mare. Continua a
scendere a uovo, continua a scattare con le mani basse in salita, togliti la
bandana e alza le braccia al cielo. Quella vittoria, quel 13 luglio 2000, è
tutta tua. Campione.
Raffaele Nappi